Giuseppe Ungaretti, il nomade e l’Eterno

Sandro Carotta

Il ritorno di Ungaretti alla fede cristiana può essere segnato da una data, il 1928, e da un luogo suggestivo, Subiaco, dove san Benedetto iniziò il suo cammino monastico come eremita. Con l’amico Francesco Vignanelli egli passò nel celebre monastero la Settimana Santa. Le radici di Giuseppe Ungaretti erano però già intrise del credo semplice e genuino della sua gente. Basta qui evocare «Lucca» o «La Madre». Ma non solo. Ungaretti nasce ad Alessandria d’Egitto, città circondata dal deserto. Il deserto – con il suo arcano silenzio – rappresentò sempre per il Poeta una prima percezione dell’Infinito. (…) In questa silloge, che va dal 1914 al 1919, vediamo dapprima Ungaretti come «uomo di pena», poi «docile fibra» dell’universo, e in fine «girovago» alla ricerca di una terra promessa. Insomma, in Ungaretti vi è un forte legame con il mondo che lo circonda, e soprattutto con l’uomo («immagine divina») che l’abita. Allo stesso istante vi è però in lui la nostalgia di un Paese innocente, di un Oltre senza il quale il presente non ha direzione né finalità. (dall’Introduzione di Sandro Carotta)

16.00

Informazioni aggiuntive

Autore

Sandro Carotta

Editore

Proget Edizioni

Anno di pubblicazione

2024

Pagine

114

ISBN

9 791280 842404